VIVERE VISCIANO
Il principe Don Filippo Massimiliano Lancellotti nel 1906 mise gratuitamente a disposizione del Comune di Visciano il terreno antistante il santuario, successivamente donato, per depositarvi il lapillo che aveva cosparso il paese, nel corso dell’ eruzione vulcanica di quello stesso anno. Negli anni seguenti la piazza fu intestata al dottor Filippo Stanchi. Successivamente fu denominata Piazza Santuario.Recentemente, il giorno 21.6.2008, l’Amministrazione Comunale presieduta dal sindaco Domenico Montanaro, ha voluto sostituire il nome della piazza santuario, intestando la stessa al più illustre figlio di questo paese, Padre Arturo D’Onofrio (8.8.1914-3.11.2006), apostolo della gioventù , fondatore della Congregazione religiosa maschile dei “Missionari della Divina Redenzione” e della Congregazione femminile delle “Piccole Apostole della Redenzione”.
Filippo Massimiliano Lancellotti ed Elisabetta Aldobrandini ebbero 5 figli: Giuseppe, Luigi, Lauro , Pietro e Rufino. Nella divisione dell’eredità paterna, Giuseppe (Frascati, 19.11.1866- 22.1.1945), sposato con la cugina Lesa Pia Aldobrandini (figlia di Pietro, fratello di detta Elisabetta , ereditò il castello di Lauro ed altri beni. Luigi principe di Prossedi ereditò il palazzo di Piazza Navona e la villa di Portici. Il terzo fratello di nome Lauro, ereditò le ville di Frascati; le botteghe ed il primo piano del palazzo Lancellotti ai Coronari. Pietro ereditò il secondo piano dello stesso palazzo.
Anche Giuseppe, seguendo l’esempio paterno, fu abbastanza generoso e condiscendente alle richieste della cittadinanza di Visciano.
Si distinse in questa opera di mediazione tra l’amministrazione di Visciano ed il principe Giuseppe, principalmente l’Avvocato Lodovico Iannicelli, all’epoca assessore anziano, il quale consapevole della responsabilità che il Consiglio di Amministrazione gli conferiva, a volte era costretto a recarsi anche per più giorni a Roma presso la dimora del principe, per esplicare alcune pratiche burocratiche nell’interesse della cittadinanza.
Si distinse in questa opera di mediazione tra l’amministrazione di Visciano ed il principe Giuseppe, principalmente l’Avvocato Lodovico Iannicelli, all’epoca assessore anziano, il quale consapevole della responsabilità che il Consiglio di Amministrazione gli conferiva, a volte era costretto a recarsi anche per più giorni a Roma presso la dimora del principe, per esplicare alcune pratiche burocratiche nell’interesse della cittadinanza.
Il Consiglio comunale di Visciano riconoscente per i benefici ricevuti dal principe Giuseppe, con delibera n° 17 del giorno 27/ 9/1920, decise in segno di gratitudine, l’intestazione di nuove vie cittadine alla famiglia Lancellotti[1]. In particolare si sottolinea la donazione al Comune ( prezzo simbolico di una lira al mq.) del suolo ove esiste la Piazza principale del paese[2] e del Corso del Carpine.
Giuseppe e Lesa Pia Aldobrandini ebbero sei figli; due maschi; Filippo e Massimiliano. E quattro femmine.(Anna, Maria, Francesca, Carolina.)
Filippo ereditò il titolo di principe di Lauro e di Marzano. Sposò Beatrice Lante della Rovere ed ebbe ben sette figlie femmine e due maschi, Orazio e Pietro nato nel 1934, quest’ultimo attuale possessore del Castello di Lauro.
L’altro figlio di Giuseppe, don Massimiliano, sposò Maria Capece Minutolo dei duchi di San Valentino e duchi di Miranda. Ereditò a Visciano in località Starza una vasta estensione di terreno, la maggior parte di essa lottizzata e venduta negli anni 1950/60 ma non dimentico però della generosità e signorilità dei suoi avi, con gesto munifico, tramite l’intermediazione del Vescovo di Nola mons. Michele Raffaele Camerlengo[3], donò a Padre Arturo D’Onofrio il vasto appezzamento di terreno su cui sorse il Villaggio del Fanciullo, inaugurato il giorno 6 novembre 1949.
In occasione della posa della Prima pietra dell’erigenda casa del fanciullo,11 maggio 1948, ne fu madrina appunto la principessa Maria, sposa del principe don Massimiliano Lancellotti che ruppe la rituale bottiglia di champagne. [1] “Il presidente espone che per dare alla Ecc.ma Casa Lancellotti un doveroso attestato di riconoscenza pel grande beneficio che ha reso al Paese con la cessione del suolo ove dovranno sorgere le case popolari, ed anche per tramandare ai posteri questo atto di vera magnanimità, che dovrà rimanere imperituro nell’animo di tutti questi cittadini, propone che le strade e la piazza che dovranno costruirsi sul nuovo rione siano determinate, quella che ora appellasi, Via Corso del Carpine, debbasi chiamare “ Via Principe Filippo Massimo Lancellotti, la via nuova a costruirsi nella parte Meridionale del nuovo Rione, debba denominarsi “ Via Principe Giuseppe Lancellotti” e la nuova Piazza, che dovrà sorgere nel centro del nuovo Rione debba intitolarsi, Piazza Principessa Aldobrandini”. Allo stato attuale però non risulta alcuna strada intestata a Giuseppe Lancellotti.
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[2] Delibere del C.C. di Visciano 1921-1925, N° 111. Accettazione della donazione di mq. 477 di terreno da parte del Principe Lancellotti. La donazione fu concordata in Roma il giorno 7. 6. 1922.
[3] Donazione del principe don Massimiliano Lancellotti al vescovo Camerlengo . Atto del notaio Ronga Umberto di Nola del 30 settembre 1947 e Atto del notaio Giacomo Leonessa residente in Nola del giorno 29/3/1949.
[1] “Il presidente espone che per dare alla Ecc.ma Casa Lancellotti un doveroso attestato di riconoscenza pel grande beneficio che ha reso al Paese con la cessione del suolo ove dovranno sorgere le case popolari, ed anche per tramandare ai posteri questo atto di vera magnanimità, che dovrà rimanere imperituro nell’animo di tutti questi cittadini, propone che le strade e la piazza che dovranno costruirsi sul nuovo rione siano determinate, quella che ora appellasi, Via Corso del Carpine, debbasi chiamare “ Via Principe Filippo Massimo Lancellotti, la via nuova a costruirsi nella parte Meridionale del nuovo Rione, debba denominarsi “ Via Principe Giuseppe Lancellotti” e la nuova Piazza, che dovrà sorgere nel centro del nuovo Rione debba intitolarsi, Piazza Principessa Aldobrandini”. Allo stato attuale però non risulta alcuna strada intestata a Giuseppe Lancellotti.
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[1] Delibere del C.C. di Visciano 1921-1925, N° 111. Accettazione della donazione di mq. 477 di terreno da parte del Principe Lancellotti. La donazione fu concordata in Roma il giorno 7. 6. 1922.
[1] Donazione del principe don Massimiliano Lancellotti al vescovo Camerlengo . Atto del notaio Ronga Umberto di Nola del 30 settembre 1947 e Atto del notaio Giacomo Leonessa residente in Nola del giorno 29/3/1949.Gli
ultimi notevoli avvenimenti.
Questo nostro
assunto a volo radente sul paese, risulterebbe deficitario se non prendessimo
in considerazione alcuni aspetti che
hanno inciso profondamente nel tessuto e nella vita sociale dei nostri
concittadini in questo ultimo secolo.
Tralasciando
volutamente l’importante capitolo riguardante la Prima Guerra Mondiale “Grande Guerra
“ del 1914-1918 nel corso della
quale l’Italia si schierò al fianco
delle potenze di coalizione per rivendicare all’Austria il riconoscimento
dei diritti sul Trentino, Alto Adige,
Trieste, Istria e Dalmazia.
Nel corso della guerra morirono eroicamente 29 nostri concittadini .
La Seconda Guerra Mondiale iniziata nel
1939 (1940 per l’Italia), terminata con
la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943,
anche questa seconda guerra mondiale funestata dalla dolorosa perdita di altri 17 valorosi concittadini.
Rrivolgiamo ora la nostra attenzione
su altri avvenimenti, ugualmente di massima importanza, nel cammino della
storia di Visciano.
Si
tratta di tre notevoli fatti che hanno segnato
profondamente e in modo quasi sconvolgente il secolare e solitario andamento di
vita quotidiana del nostro paese.
Emigrazione
Anzitutto vogliamo
accennare al fenomeno dell’emigrazione italiana
verso i Paesi del centro e sud America, avvenuta nel decennio a cavallo
del ‘900 e quello ancora più consistente dei nostri compaesani verso la Germania, nel decennio degli anni 1960-70 del secolo appena
passato.
Dando una rapida
occhiata su quanto avvenne ai
principi del secolo nel nostro paese, rileviamo che furono alcune centinaia le persone, non solo
giovani, misere, affamate, quasi tutte analfabete, che a bordo di fatiscenti
bastimenti, come le cronache e la famosa canzone “Santa Lucia luntana” più
comunemente conosciuta “partono é
bastimente” ci hanno tramandato, lasciarono la
Patria,, le loro famiglie e gli affetti più cari, diretti verso gli
Stati Uniti d’America, o verso l’Argentina, il Venezuela, il Canada ecc.
Successivamente al
decennio della seconda guerra mondiale,
intorno agli anni ’60, si ebbe un altro grande esodo, questa volta verso
il Canada e ancora più consistente verso la
Germania e la Svizzera. Approssimativamente si calcola che in questo
periodo più di un quarto della popolazione residente a Visciano lasciò il paese per andare a lavorare all’estero specie in Germania. Stoccarda e dintorni, furono le città dove più
numerose si formarono le comunità dei nostri concittadini [1].
Dal racconto di alcuni di essi, possiamo
apprendere quali enormi sacrifici dovettero affrontare e sostenere per poter
mandare un pezzo di pane alle loro famiglie a Visciano. Alcuni di essi, i più
fortunati, dopo di aver trovato un alloggio decente, vi si trasferirono con
tutta la famiglia.
Fortunatamente il
titolare della locale ditta di autopullman, Raffaele La Manna, ebbe
la felice idea di effettuare all’occorrenza dei viaggi con partenza da
Visciano fino a destinazione. Questa comodità fece in modo da non interrompere
per molto tempo i contatti col paese, e dava loro l’opportunità di trascorrere
almeno le “feste comandate” di Natale, Pasqua e della Madonna del Carpinello a
Visciano. Anche nei periodi
delle elezioni comunali e governative venivano effettuati questi estenuanti
viaggi di appena due giorni, in pullman, per andare a Visciano e far ritorno in
Germania.
Non è da sottovalutare inoltre il rapporto religioso di fede e di
devozione verso la Vergine del
Carpinello, alimentata anche dalle saltuarie visite che di tanto in tanto Padre
Arturo faceva non solo ai nostri
emigranti viscianesi in Germania, ma
anche ai tanti minatori Italiani in Belgio.
Egli era atteso come un Profeta che veniva a
consolare, ad incoraggiare, a ravvivare ed essere saldi nella fede a Dio e a Maria.
In questo clima di
struggente nostalgia verso gli
amori più cari, nell’anno 1972 scaturì
dall’animo semplice dell’emigrante Sebastiano Addeo, quella bellissima e delicata canzone dialettale, « ‘E figli é l’emigrante» in cui con
accenti delicati, egli esprime il voto fatto alla Madonna di ritornare al paese
per abbracciare i suoi figli nel giorno della festa.
Anche
la radio nazionale tedesca nelle sue trasmissioni domenicali, spesse volte
trasmetteva questo commovente e
nostalgico canto.
Ora, grazie a Dio,
quasi tutti gli emigranti in Germania sono ritornati nel proprio paese. Con le
periodiche rimesse di denaro guadagnato
a furia di enormi sacrifici e risparmi, si sono costruiti tante belle, linde e
comode case. Ma tutt’ora vi sono ancora
un paio di centinaia di persone che risiedono in Germania.
Purtroppo dobbiamo
rilevare e lamentare la quasi totale latitanza degli amministratori locali
nell’applicazione e rispetto di un piano
urbanistico o regolatore, per cui le nuove e più importanti strade cittadine,
risultano tortuose, strette, prive di una minima forma di marciapiede, mancanza
di adeguati parcheggi, nonostante l’enorme continuo afflusso di migliaia di visitatori e
pellegrini che, specie in alcuni particolari giorni dell’anno quali quelli del Natale con la rappresentazione
del presepe vivente, quelli delle
festività Pasquali, quelli di fine maggio per la marcia
del rosario e in modo speciale per le festività del mese di luglio, in onore di Maria SS. del Carpinello visitano il
paese.
[1] A. LA MANNA, Visciano e la Piccola
Opera: impressioni, testimonianze, ricordi, in “La Culla di un
sogno”,
1993, pp. 119-125. “ Stoccarda e dintorni, cioè Bernhausen, Leinfelden, Echterdingen,
Filderstadt, Musberg: sono le località prescelte”.
Padre Arturo D'Onofrio
L’altro avvenimento notevole e di considerevole portata, è quello avvenuto a metà del secolo scorso, con la nascita della Piccola Opera della Redenzione.
Possiamo ben dire che questo evento ha rivoluzionato radicalmente la storia di questo nostro paese che dall’anonimato più assoluto è passato ad una notorietà nazionale ed internazionale.
Tutto questo è stato possibile grazie all’opera del suo più grande concittadino che la storia ricordi: Padre Arturo D’Onofrio.
Nato a Visciano l’8 agosto 1914, era il terzo dei quattro figli di Luigi e Chiara Fusco della città di Afragola.
Anche se non è esatto, si può dire ugualmente che egli fu un predestinato ad essere santo e fare cose grandi, perché fin dai primi anni di vita, dimostrò un tenace attaccamento alla religione.
Fin da fanciullo egli aspirava ad essere un prete, ma fu ostacolato dalla energica mamma che fece di tutto per dissuaderlo. Con tenace caparbietà, all’età di 12 anni riuscì a convincere i genitori a farlo entrare prima nel Convitto e poi nell’attiguo reparto del seminario vescovile di Nola dove frequentò la quinta classe elementare fino al secondo anno di liceo. Dopo una estenuante lotta sostenuta con la madre, ancora contraria a farlo diventare Missionario, nel settembre del 1933 entrò nel PIME, Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano dove fu accolto dal Rettore P. Caminada e fu mandato nel Seminario di Monza dove completò gli studi liceali. Quindi, nell’anno scolastico 1933-1934 nella Casa di formazione di Sant’Ilario Ligure-Genova dove frequentò il primo anno di Teologia. All’inizio dell’anno scolastico 1935- 1936 fu trasferito nella Casa di Treviso.
Dal primo di gennaio 1936 fu richiamato a Milano per frequentare il secondo anno di Teologia. Ma, nel mese di giugno 1936, dopo aver sostenuto gli esami per il passaggio al terzo anno di Teologia per motivi di salute fu mandato a casa a curarsi. Ritornato nel mese di novembre a Milano, verso la fine dello stesso mese viene dimesso a causa della sua malferma salute. Oltremodo sconsolato, amareggiato e indeciso sul da farsi, prima di far rientro nel suo nativo paesello, si recò come al solito a Tortona (AL) per salutare e consigliarsi con l’Arcivescovo di quella diocesi mons.Egisto Domenico Melchiori già vescovo di Nola, il quale conoscendo a fondo il carattere forte e pio del giovane chierico per averlo accolto ancora fanciullo nel seminario di Nola, senza pensarci due volte, lo convinse a restare con lui in Episcopio per completare il terzo anno di teologia. Dopo poco più di 13 mesi di permanenza a Tortona, il 12 marzo 1938 unitamente ad altri tre diaconi della stessa diocesi, dallo stesso vescovo, fu ordinato sacerdote nella Cappella del Seminario minore di Stazzano, diocesi di Tortona in provincia di Alessandria.
Immediatamente il Vescovo Melchiorri gli affidò innumerevoli incarichi che lui portava a compimento nel migliore dei modi. In breve tempo la sua esuberante attività, le sue spontanee iniziative intraprese in molteplici campi di lavoro, gli procurarono la stima e la sincera simpatia di quanti lo conobbero ed avvicinarono.
In questo lasso di tempo, 1939-1945, si adoperò per far trasferire tre ragazzi viscianesi, uno, Umberto Santorelli come seminarista; Pasquale e Gennaro Bonagura come orfanelli nel seminario di Stazzano. (Successivamente nel 1945, Carmine Bonagura, altro fratello dei due, fu accolto nella casa paterna di Padre Arturo a Visciano). Anche Meo Fioravante futuro storico di Visciano, seguì Padre Arturo a Tortona.
Nel frattempo, in questo ambiente, ebbe modo di visitare le opere di S. Giovanni Bosco, conoscere personalmente e frequentare i due giganti della carità don Luigi Orione e il veronese don Giovanni Calabria, entrambi oggi santi.
Nell’estate del 1943 venne a Visciano per un breve periodo di vacanza. Fu proprio in questo periodo di permanenza nel suo paese natale durante il quale sentì più forte e prepotente la voce divina che lo chiamava a fare qualche cosa per sovvenire e dedicarsi completamente alla salvezza e cura dei ragazzi sofferenti e abbandonati dell’Italia meridionale. Egli avvertiva nell’animo e in tutto il suo essere tutto il tormento che gli procurava la reale visione e la costatazione in cui versava l’infanzia abbandonata. Con questo tormento nell’animo, al termine della vacanza Padre Arturo si accinse a ripartire per Tortona. Ma, sebbene il giorno 8 settembre era stato ufficialmente proclamato l’armistizio di pace tra il Regno d’Italia e le forze Anglo-Americane Alleate, le nostre popolazioni si trovarono a difendersi e a combattere contro quegli uomini dell’esercito tedesco che fino a pochi giorni prima erano stati nostri alleati.
Anche a Nola il giorno 11 settembre in Piazza d’Armi, furono fucilati dai tedeschi ben 11 nostri ufficiali, oltre ad altri 2 nei giorni precedenti e 4 in quelli successivi. Ormai l’Italia era sprofondata nel caos più completo ed esposta alle rappresaglie dei feroci e vendicativi nazisti. Ma nei giorni che seguirono non mancarono episodi di grande eroismo come quelli che culminarono con le storiche ed eroiche “quattro giornate di Napoli” (27-30 settembre) al termine delle quali seguì la liberazione della città di Napoli. Alcuni giorni dopo la città di Cassino subisce i primi bombardamenti aerei da parte degli Anglo- Americani i quali bombardamenti continuarono per tutto il mese di settembre. Le truppe tedesche intanto provvidero a potenziare la linea Gustav che tagliava l’Italia in due tronconi.
Distrutta dalle bombe la rete ferroviaria, i collegamenti col nord Italia diventarono quasi impossibili, così anche Padre Arturo fu obbligato dagli eventi a rimanere ancora nel suo paese.
Mentre la ritirata delle truppe tedesche continuava più dura e feroce che mai, nei giorni immediatamente successivi al Natale di quel fatidico anno 1943, Padre Arturo ruppe ogni indugio e col permesso dell’ordinario diocesano mons. Camerlengo vescovo di Nola, accolse nella sua casa paterna i primi due ragazzi bisognosi. ( alcuni di essi : Giordano Duilio,Nappi Vincenzo, Russo Epifanio, Vaccarella Guido, Varchetta Giacomo, Fabbrocini Mario, Marziani Mario, ed altri)
In breve tempo il numero dei ragazzi aumentò, tanto che la casa divenne insufficiente a contenerli; come fare? Padre Arturo non si perse di coraggio. D’altronde Padre Arturo di coraggio ne aveva da vendere, come ha ampiamente dimostrato in tutti gli anni di sua vita; La Madonna del Carpinello ci penserà. Il giorno primo settembre 1946 acquistò dal Demanio dello Stato, l’ex Casa del Fascio,(Sezione del partito nazionale fascista di Visciano), dove trasferì il primo gruppo di fanciulli. Ma nel volgere di qualche anno anche questa nuova sistemazione si dimostrò insufficiente a contenere il numero dei fanciulli che chiedevano di essere accolti.
Nel giorno di domenica 11 aprile 1948, chiamati a raccolta tutti i cittadini di Visciano e dei paesi limitrofi, presso le cave di Tufino, Casamarciano e Schiava, diede vita a quello che fu il primo pellegrinaggio delle pietre di tufo per la costruzione del nuovo Villaggio del Fanciullo sul terreno attiguo alla Casa , donato come già detto da Massimiliano Lancellotti,
Migliaia di pietre prelevate dalle cave di Tufino, furono trasportate in tutti i modi, carretti, asini, ma soprattutto un gran numero di pietre trasportate personalmente sulle teste delle donne o sulle spalle degli uomini, diedero vita alla più singolare ed originale delle processioni, lungo i cinque chilometri di strada, allora non ancora asfaltata, che da Schiava di Tufino porta a Visciano.
Altri pellegrinaggi di pietre si susseguirono all’occorrenza, con partecipazione sempre maggiore di pellegrini ed automezzi dei paesi circostanti, interessando gli organi di stampa[1] e di informazione nazionali quali la Settimana Incom ecc. In altri lavori specifici si potranno leggere queste meravigliose leggendarie opere da lui compiute. Il suo indefesso lavoro, le sue molteplici opere di carità a favore dei bimbi e delle persone più bisognose, oltre che in Italia, sono state realizzate e diffuse in diverse Nazioni del mondo.
In questo contesto, a noi spetta il compito di evidenziare sinteticamente le opere realizzate a Visciano. Anzitutto la costruzione del Villaggio del Fanciullo, inaugurato il 6 novembre 1949.
Il tempietto attiguo al Santuario; Il Villaggio del Sorriso; Le edicole dei misteri del rosario, lungo la strada provinciale; Il maestoso Santuario a forma delle prime navicelle spaziali ed annesso Campanile alto circa 70 metri; La cappella della riconciliazione; La ex casa del Pellegrino ora Oratorio per la gioventù; La Villa del Carpine per l’accoglienza delle persone anziane; l’Oasi di Maria, ultima realizzazione in ordine di tempo, per accogliere i pellegrini.
Inoltre non è da sottovalutare l’impegno profuso da Padre Arturo anche nel campo civile, permettendo la bonifica dell’area del fatiscente fabbricato detto“munastero” attiguo al santuario, convincere amabilmente i proprietari a cedergli gli ambienti e a farli trasferire nelle nuove abitazione appositamente costruite al limite della proprietà del Villaggio del fanciullo in via Garibaldi. Altro suo merito a favore del paese, fu l’ampliamento della Via Giordani retrostante il santuario e la conseguente cessione dell’area per il parcheggiuo auto di piazza Moscati ove recentemente è stata posta la statua di S.Pio da Pietrelcina.
Oltre queste realizzazioni a Visciano, la Provvidenza dispose che ricevesse in dono nel 1990 il grandioso complesso monastico dai P.P.Camaldolesi fondato nel 1601, con annesso terreno.
Padre Arturo, comunemente riconosciuto come benefattore dell’umanità sofferente, lasciò questa terra il mattino del giorno di venerdì 3 novembre 2006, ed ora, nell’attesa della resurrezione, riposa nella cripta del santuario.
Il giorno 30 novembre 2010, la Chiesa nolana a mezzo del suo Vescovo ha autorizzato l’inizio della raccolta delle testimonianze su Padre Arturo, che lo porteranno, speriamo in breve tempo, agli onori degli altari.
[1] Vedi pure alcuni bellissimi articoli di stampa. Solo per citarne alcuni, segnaliamo quello riportato su “Epoca” -1952, firmato da Giuseppe Marrazzo e quello di Antonio De Francesco su “NOVELLA 2000” del 1967, dal vescovo di Nola Adolfo Binni sul mensile diocesano “ La Campana”, nonché altre cronache riportate sui maggiori quotidiani quali “ Il Mattino”, il “ Roma” ecc.
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TERREMOTI
Altri considerevoli e sconvolgenti avvenimenti del secolo appena passato, sono stati alcuni disastrosi terremoti che hanno sconvolto il territorio della Campania, della Puglia e Basilicata. Per quanto ci riguarda più da vicino, ricordiamo il terremoto del Vulture (23 luglio 1930 ) del 7° grado di intensità che investì principalmente l’Irpinia. A Visciano era in pieno svolgimento l’ultimo giorno della festa quando alle ore 1,08 di notte un forte boato gettò nel terrore l’intera popolazione. Molte case furono fortemente scosse e lesionate, ma tutti i cittadini restarono miracolosamente illesi. Il popolo di Visciano vide in tutto questo, un manifesto intervento della Madonna e grato per lo scampato pericolo, l’anno successivo nel giorno anniversario, fu posta una lapide commemorativa sul frontone del vecchio santuario.
Il terremoto della sera del 21 agosto 1962 localizzato nei paesi intorno ad Ariano Irpino, provocò nel nostro paese il crollo quasi totale dell’abside, la parte più artistica del vecchio santuario, già gravemente lesionato dal precedente sisma del 1930. A salvaguardia della pubblica incolumità, all’altezza della balaustra fu costruito un massiccio muro per separare la navata della chiesa del presbiterio e a ridosso del muro fu costruito un provvisorio altare dove fu collocata la venerata statua della Vergine.
A seguito di questo terremoto, fu decisa la costruzione del nuovo santuario.
L’ultimo disastroso terremoto, in ordine di tempo, fu quello della sera del 23 novembre 1980 alle ore 19,35 del 7° grado di intensità che ebbe il suo epicentro tra S. Angelo dei Lombardi, Lioni, Laviano e sconvolse in modo catastrofico molti paesi della Campania e Basilicata, causando la morte di più di 3.000 persone.
Anche a Visciano enormi furono i danni provocati alle abitazioni, agli edifici pubblici, alle chiese. Lo stesso Villaggio del Fanciullo che ospitava circa 80 fanciulli e numerose Suore addette all’assistenza, subì gravissimi danni tanto da richiedere la chiusura stessa dell’Istituto e l’allontanamento provvisorio dei bambini assistiti. La sua totale ricostruzione caparbiamente voluta dal suo fondatore, venne ultimata ed inaugurato il giorno 31 aprile 1985.
A causa dei gravi danni subiti, successivamente, fu demolito anche il grandioso edificio delle Scuole Elementari
che faceva bella mostra di sè nella piazza principale del paese.
Su quest’area , attualmente, si trova la nuova sede comunale.
Anche la Parrocchia dedicata a S. Maria Assunta in Cielo edificata nel 1749, subì gravi danni. Essa fu ristrutturata, restaurata e benedetta da mons. Giuseppe Costanzo vescovo di Nola, il 27 marzo 1988 essendo parroco padre Mario Foglia.
Simile sorte toccò alla secolare chiesa di S. Sebastiano che già prima del sisma era stata interessata da lavori di ristrutturazione, ma il sopraggiunto terremoto vanificò quanto di buono era stato già fatto. Speriamo che i lunghi lavori di restauro termineranno al più presto.
Ai giorni nostri.
Tra le maggiori opere di interesse pubblico realizzate dai nostri Amministratori nel corso di questi ultimi decenni, segnaliamo in ordine cronologico quelli che a nostro modesto parere hanno avuto più rilevanza.
Nell’anno 1975 a cura dell’Amministrazione cittadina retta dal sindaco Bernardo Giovanni , la Comunità Montana “Vallo di Lauro e Baianese” diede inizio ai lavori per l’allacciamento e l’apertura al traffico della nuova strada montana tra Visciano e Taurano.
Negli anni dell’amministrazione del dott. Carmine Tulino (1975-1977, fu realizzata la costruzione del nuovo edificio della Scuola Media “Rossini” sita in via Dante Alighieri (ex traversa Lancellotti).
Successivamente, negli anni 1978- 1985 sotto la presidenza del dott.prof. Saverio Sgambato furono realizzate alcune importanti opere come la nuova Sede Comunale, la strada di circumvallazione esterna al paese, attualmente denominata Via Avv. Lodovico Iannicelli e via Po ed Il campo sportivo.
Nel 1978 registriamo anche un violento alluvione:
Negli anni della presidenza del Commissario Prefettizio dott. Gaspare Mannelli (1989-1990) furono portate a compimento e realizzate: la piazza o parcheggio intitolato “Aldo Moro”, il Monumento ai Caduti e l’importante nuova arterie denominata Viale Europa con piazza San Sebastiano ed altre opere di pubblico interesse.
A cura dell’Amministrazione del Sindaco Avv. Giuseppe D’Onofrio (1993-1997), furono eseguiti i lavori di ammodernamento della pavimentazione e sistemazione del Corso del Carpine; della Villetta antistante il Santuario e l’apertura della stradina di allacciamento intitolata “ Don Bruno La Manna” per mettere in comunicazione Piazza Santuario con la nuova Piazza San Sebastiano.
Sotto l’amministrazione del sindaco dott. Pellegrino Gambardella (1997-2007), dopo alcuni anni di lungagini, fu ultimato ed inaugurato il grande complesso dell’ Istituto Comprensivo Statale in Via Corriole , il Parco Giochi intitolato a Papa Giovanni Paolo II, il parcheggio auto in Piazza San Giuseppe Moscati, ove, a cura del Comitato festa dell’anno 2002 è stata posta la statua di San Pio da Pietrelcina.
Dopo lunghi anni di completo abbandono, recentemente, grazie al fattivo interessamento degli attuali Amministratori comunali, sindaco prof. Domenico Montanaro,
hanno provveduto a restaurare la Cappella gentilizia S.Maria della Misericordia già della famiglia Rufino, mettendola a disposizione della cittadinanza per mostre o incontri culturali,
la Cappella di Montevergine attigua al Cimitero e il marciapiede di Via Camaldoli.