VIVERE VISCIANO
Da un tempo molto
lontano, dal 1300, avviene a Napoli quello che oramai in tutto il mondo
è noto come “il miracolo di San Gennaro”. Da allora, ogni
anno, il giorno 19 settembre festa di San
Gennaro le ampolle con il suo sangue vengono esposte al pubblico
sull’altare del Duomo di Napoli ed il sangue contenuto in esse (fino ad allora
raggrumito e solido), diviene liquido a seguito delle preghiere e delle
suppliche dei fedeli.
Sembra che
la prima volta il “miracolo” sia avvenuto nel 1389 o almeno fu la
prima volta che fu annotata la liquefazione del sangue del Santo sulle pagine
del “Chronicon Siculum”. La storia, o la legenda, racconta che una pia donna
avesse raccolto in due ampolle il sangue di San Gennaro al momento della sua
decapitazione, avvenuta il 19 settembre del 305 a Pozzuoli di fronte alla
solfatara dove oggi sorge il santuario, per poi consegnare la reliquia al
vescovo di Napoli. Da anni, e ogni anno, a seguito di preghiere il 19 settembre
i grumi secchi, solidi e scuri, spontaneamente si sciolgono e il sangue
contenuto nelle ampolle assume il colore rosso vivo quasi ribollendo. Le due
ampolle sono oggi contenute dentro una piccola teca rotonda di argento con un
manico e sono conservate nel Duomo in una cassaforte dietro l’altare della
Cappella del Tesoro di San Gennaro. Le ampolle sono da sempre state considerate
uno dei tesori più preziosi della città ed infatti una delle due è semivuota
perché una parte del suo contenuto fu portato a Madrid dal Re Carlo di Borbone
quando lasciò Napoli per il trono di Spagna.
Conoscete la Leggenda della Bella ‘Mbriana,
lo spirito buono delle case di Napoli??
Nella credenza popolare Napoletana la bella ‘mbriana è lo spirito buono della casa, raffigurata tante volte come una bella donna ben vestita di bianco paragonabile quasi ad una fata per bambini. E’ invisibile, viene invocata in tutte le situazioni difficili che compromettono la serenità familiare.È una sorta di “anti-munaciello”.
Buona con i buoni e fetente coi cattivi: mai si deve offenderla dicendo che la casa è piccola, umida, buia. E’ invisibile e viene invocata in tutte le situazioni difficili che compromettono la serenità familiare. È una sorta di “anti munaciello”.
Si contrappone alla figura del Munaciello che rappresenta invece lo spiritello dispettoso e dal quale telvolta temere brutte sorprese.
Anche la leggenda della bella ‘mbriana, come tante altre leggende napoletane, resta ancora molto radicata nella credenza popolare dei napoletani.
Ne troviamo testimonianza nel fatto che anche Pino Daniele, noto cantante napoletano prematuramente scomparso, ha intitolato proprio “bella ‘mbriana” una delle sue più popolari canzoni.
Alla Bella ‘Mbriana piace la pulizia, vuole che tutto sia perfetto e in ordine, vuole essere ospitata infatti secondo la tradizione, vuole la serenità della casa e non deve percepire disagi. Infatti di solito viene invocata in tutte le situazioni difficili che compromettono la serenità familiare, ma mai offenderla, può addirittura provocare la morte di uno dei familiari.La leggenda narra che la Bella ‘mbriana ami stare solo nelle case in cui gli occupanti le portino rispetto. Ancora oggi le persone più anziane, quelle del popolo, in segno di rispetto, ogni qualvolta entrano o escono dalla propria residenza, le rivolgono un saluto, un ossequio. La tradizione vuole anche che lei si manifesti in forma di geco o farsi vedere tra le tende mosse dal vento in una giornata di sole (se è corretta la derivazione del nome dal latino Meridiana, il nome stesso allude ad uno spirito diurno, che si intravvede alla controra, ossia nel primo pomeriggio). Se si ristruttura o si cambia abitazione per rispetto lo si dice fuori l’abitazione senza farla offendere, percè’ la offendere e per ripicca essere colpiti dalla morte di un caro Un’ altra leggenda ci racconta di una principessa napoletana, che aveva perso la ragione per un amore infelice e vagava per i vicoli come un ombra. Il re suo padre per proteggerla la faceva seguire, ricompensando con doni anonimi, quella case in cui la poveretta, veniva accolta e rifocillata. Nacque cosi la leggenda della fortuna legata a questa misteriosa presenza femminile. A testimonianza dell’affetto dei napoletani verso questa figura, e’ molto comune a Napoli il cognome Imbriani derivante, appunto, da ‘Mbriana.
Ultimo dettaglio importante: nella casa bisogna sempre lasciare una sedia libera perché’ potrebbe entrare ‘A bella ‘Mbriana e sedersi per riposare. Se tutte le sedie fossero occupate la nostra Amica potrebbe andare via con tutte le sciagure derivanti dalla mancata ospitalità’!
Storia e Origini della Bella ‘Mbriana: la Leggenda.
La storia della ‘mbriana affonda le sue origini radici nelle leggende che da sempre Napoli è riuscita a partorire mischiando riti ancestrali, paganesimo, religione e superstizione.
Per cui non esistono fonti verificabili su questa storia. Ma tradizionalmente (e guai a toccare le nostre tradizioni) leggenda narra di una bellissima principessa, tanto bella quanto infelice, e del suo amore mai vissuto.
Un amore così forte che, una volta perduto, aveva causato in lei un vuoto in cui la sua anima ferita era precipitata. Tanto era stata la disperazione che la ragione non aveva retto. Così la fanciulla era uscita di senno e la pazzia l’aveva condotta a vagare per i vicoli della città, come un’ombra, a ricercare qualcosa o qualcuno che mai trovò.
Il re suo padre, disperato, non sapendo cosa fare per proteggerla, decise di ricompensare anonimamente coloro che aprivano la loro casa alla sua povera figlia, impietositi dalla sua immensa infelicità.
Ecco spiegato come nasce la leggenda della ‘mbriana, spirito protettivo della casa, il cui nome deriverebbe da un’antichissima etimologia latina con il significato di meridiana.
Infatti ‘A bella ‘mbriana viene anche chiamata Meriana o ‘Mmeriana, dal latino “meridiana”, proprio per identificare la donna come un’ombra sotto la quale ci si può riparare.
L’allusione pare far riferimento ad uno spiritello che si manifesta in presenza del sole, nelle ore più luminose del giorno. Facendo quindi da contraltare al munaciello che invece si manifestava solo di notte e nascosto.
Preghiera alla Bella ‘Mbriana
Per propiziare ed accogliere la sua presenza si era (e per alcuni lo si è ancora) dediti dedicarle un saluto come una preghiera di buon auspicio alla sua visita: «Bona sera, bella ‘Mbriana!».
Ecco il significato di “buona sera bella mbriana” una sorta di saluto: un modo di tributare rispetto e omaggiare ospitalità in cambio di tranquillità e positività.
“Fanno diventar bello un brutto, arricchire un povero, ringiovanire un vecchio. Nel bel numero è la Bella ‘Mbriana, un vero augurio della casa. Qualche popolana, ritirandosi, la saluta: «Bona sera, bella ‘Mbriana!». E, così, se la propizia.”
IL MUNACIELLO
Molte sono le le leggende popolari e i detti popolani sul personaggio più imprevedibile e strano di Napoli, ‘o munaciello. Il personaggio è esoterico ed è temuto dal popolo per i suoi dispetti ma è anche amato perché a volte fa sorprese gradite che sollevano anche economicamente la situazione di una famiglia. Egli si manifesta come un vecchio-bambino che indossa il saio dei trovatel
li, che venivano ospitati nei conventi. Amante delle donne, leggermente vizioso, è solito palpare le ragazze belle ed in cambio di questo e/o dello spavento che il suo aspetto scheletrico procura a chi lo incontra lascia delle monete.Vi sono due ipotesi sulla sua origine:La prima ipotesi vuole l’inizio di tutta la vicenda intorno all’anno 1445 durante il regno Aragonese. La bella Caterinella Frezza, figlia di un ricco mercante di stoffe, si innamora del bel Stefano Mariconda, un garzone. Naturalmente l’amore tra i due e’ fortemente contrastato. Il fato volle che finisse in tragedia. Stefano viene assassinato nel luogo dei loro incontri segreti mentre Caterinella si rinchiude in un convento. Di lì a pochi mesi nascerà un bambino da Caterinella. Le suore del convento lo adotteranno cucendogli loro stesse vestiti simili a quelli monacali con un cappuccio per mascherare le deformita’ di cui il ragazzo soffriva. Fu così che per le strade di Napoli veniva chiamato ” lu munaciello”. Si diffuse soprattutto una particolare credenza: se il munaciello portava il cappuccio rosso, dono della madre, buone notizie erano in arrivo; se il cappuccio stesso era nero, tremende sciagure erano in agguato. Al munaciello vennero attribuite tutte le disgrazie di quegli anni e contro di lui si commisero persino le cattiverie più atroci. Fino a quando, una notte, il munaciello scomparve, forse ucciso da un membro della famiglia Trezza. Ma la storia non si conclude con la sua morte. Il munaciello, ancora oggi, si aggirerebbe lì dov’è vissuto, lì dove ha sofferto, allo scopo di vendicarsi delle angherie subite. Molti giurano di averlo visto e di aver subito i suoi scherzi e i suoi dispetti. La seconda ipotesi vuole che il Munaciello sia il gestore degli antichi pozzi d’acqua che, in molti casi, aveva facile accesso nella case passando attraverso i cunicoli che servivano a calare il secchio. I dispetti li faceva, secondo me, perche’ i proprietari del pozzo non provvedevano a pagarlo per i suoi servizi. Comunque resta il mistero di questo personaggio molto spesso associato alla parte cattiva dell’animo umano, al demonio che si nasconde e che e’ sempre pronto ad afferrarci e che i napoletani cercano da sempre di evitare. Infatti secondo la teoria esoterica il munaciello non era altro che una presenza demoniaca del male che, ricorrendo a doni, in realtà ingannava le vittime cercava di comprare l’anima.Il popolo ha però esorcizzato la paura e ancora oggi aspetta la visita de ‘0 munaciello che può lasciare del denaro inaspettatamente senza chiedere nulla in cambio.
Pe n’aceno ‘e sale s’è perza ‘a
menesta..
Ô puorco mièttece 'a sciassa,
sempe 'a coda ce pare. "
A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra. Si abbassa il ponte
levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si
appoggia per un poco al suolo. A dieci anni potevo vedere i gradini squadrati,
da poterli risalire cogli occhi. Oggi mi contento di averli visti e di credere
che ci sono ancora. Settembre è il mese delle nozze tra la superficie terrestre
e lo spazio di sopra acceso dalla luce."
Ciliegio
Si credeva che il ciliegio seccasse qualora salisse sulla pianta una
donna mestruata.
Noce
Si credeva che chi piantava l’albero del noce sarebbe morto non appena
questo avesse fruttificato, né tantomeno poteva tagliarlo, perché stando alla
credenza sarebbero appassite anche le altre piante.
Funghi
Quando si cucinavano i funghi, di solito, si accludeva uno spicchio
d’aglio o (un tempo) una moneta d’argento; se l’aglio o la moneta non subivano
variazioni di colore i funghi venivano mangiati. Se, invece, l’aglio o la
moneta si scurivano i funghi venivano ritenuti velenosi.
Pane
Un tempo le donne mestruate non potevano panificare perché si credeva
che l’impasto fermentasse così a dismisura da fuoriuscire dalla madia.
Latte
Si credeva che la cagliata potesse ammalocchiarsi; per evitare che il
latte non si rapprendesse si faceva sul contenitore, senza toccarlo, il segno
della croce, che di seguito veniva ripetuto col mestolo nel recipiente. Il
pane, per "impanarlo" (fare la zuppa) col latte, doveva essere
spezzettato con le mani; se, invece, veniva tagliato col coltello si sarebbe
screpolata la mammella alla mucca.
Vino/Olio
Si credeva che se si rovesciava dell’olio (a differenza del vino) era
cattivo auspicio.
Gallina
Si credeva che le galline facessero più uova se si nutrissero di gusci
(abbrustoliti e sbriciolati).
Un tempo si metteva del ferro nella covata perché si credeva che così non morissero i pulcini nelle uova. Si credeva che quando la gallina imitava nel canto il gallo fosse cattivo auspicio, poteva ammalarsi o morire il capofamiglia; per superare l’imminente disgrazia bisognava ucciderla. Se, invece, cantava fuori orario il gallo (dopo mezzogiorno, prima del vespro) era segno di maltempo; come pure quando la gallina ruzzolava nella polvere..
Un tempo si metteva del ferro nella covata perché si credeva che così non morissero i pulcini nelle uova. Si credeva che quando la gallina imitava nel canto il gallo fosse cattivo auspicio, poteva ammalarsi o morire il capofamiglia; per superare l’imminente disgrazia bisognava ucciderla. Se, invece, cantava fuori orario il gallo (dopo mezzogiorno, prima del vespro) era segno di maltempo; come pure quando la gallina ruzzolava nella polvere..
Mucca
Si credeva che quando figliava la mucca se c’erano molte persone ad
assisterla svanivano le doglie.
Maiale
Un tempo non si permetteva ai ragazzini d’assistere all’uccisione del
maiale, perché si credeva che potesse smuoversi la verminazione per l’influsso
malefico (a jëttëcìnë "lo spavento").
Licantropo/Strega
Si credeva che chi nasceva la notte tra il 24 e 25 dicembre se uomo
diventava licantropo, se donna strega.
Nido di uccelli
Quando si scopriva un nido di uccelli non bisognava farne parola né
accanto al fuoco, né in vicinanza dell’acqua, né in presenza del pane, perché
si credeva che, nel primo caso nel nido andasse la serpe, nel secondo il rospo
e nel terzo le formiche; con la conseguenza di distruggere il contenuto del
nido.
"Credenze e superstizioni"
La "Pumpa"
La dote posseduta da una ragazza era, per la gente di un tempo, simbolo
evidente dell'agiatezza (o povertà) in cui la famiglia di questa viveva. Si
narra che a Buonabitacolo le famiglie più ricche facessero portare in bella
evidenza tutto il corredo, con l'aiuto di alcune donne, lungo il tratto di
strada dalla casa paterna fino alla casa dello sposo. Era il modo per fare
vedere all' intero paese il corredo e con esso la propria ricchezza. Si diceva
che si portava il corredo "A pumpa".
Il primo letto
Il giorno prima di un matrimonio, le due suocere andavano nella casa
degli sposi per preparare il loro primo letto. Era praticamente un loro compito
esclusivo, a cui non poteva assistere nessun altro, tanto meno gli sposini.
San Giovanni
Prevedere il futuro Ancora oggi, nel giorno di San Giovanni, si è
soliti ripetere un rito molto popolare: quello di leggere il futuro in un
albume di uovo. Infatti, la sera della vigilia di San Giovanni la persona
interessata lascia cadere un albume d'uovo in un bicchiere pieno d'acqua e,
recitando una particolare preghiera, lo lascia per tutta la notte fuori sul
davanzale della finestra. Il mattino seguente, 1' albume assume delle forme
particolari, la cui interpretazione lascia intravedere ciò che le riserva il
futuro. Alcuni raccontano che, mettendo accanto al bicchiere con l'uovo un
altro con un cardone (germoglio del cardo) immerso nell'acqua, la profezia si
sarebbe sicuramente avverata se il giorno seguente il cardone fosse fiorito.
Il Corpus Domini
La processione La processione che oggi si tiene lungo le strade di tutto
il paese nel giorno del Corpus Domini era, anni fa, divisa in due processioni:
una si svolgeva il giovedì precedente la festa per le strade del casale,
l'altra la domenica per le strade del borgo. In questa occasione il paese si
veste a festa: le strade vengono ricoperte con petali di fiori, in vari angoli
del paese vengono preparati altarini caratteristici e i balconi sono addobbati
con i copriletti e le tovaglie più belle. A questo proposito, secondo un'antica
credenza, non potevano essere esposte sui balconi le tovaglie e i copriletti
appartenenti al corrodo delle ragazze nubili; pare fosse segno di sventura.
La Trinità: una festa ritrovata
Una festa paesana, che prima si svolgeva regolarmente ogni anno e che
oggi si sta cercando di riscoprire, è la festa della Trinità. La caratteristica
peculiare di questa festa era il grande falò che veniva eretto proprio davanti
alla chiesetta della Trinità situata nel borgo del paese.
Sant'Elia e San Donato
Le feste del paese I1 20 luglio si festeggia a Buonabitacolo la festa di
Sant'Elia, patrono del paese, e il 13 agosto la festa di San Donato, per il
quale il paese ha una particolare devozione. Durante la processione vengono
portate in giro delle piccole torrette costituite da tante candele legate
insieme e ornate di fiori e di figure religiose, chiamate "girii". Il
girio è simbolo di devozione verso il Santo, per ringraziarlo di qualche grazia
ricevuta e, anticamente, chi lo preparava doveva anche offrire da mangiare ai
suonatori che accompagnavano la processione. La sera il paese è addobbato a
festa, con l'illuminazione e le bancarelle, e la gente passeggia tra i vari
divertimenti o si ferma ad ascoltare la musica che accompagna la serata.
La Madonna del Carmine
Un' antica devozione Un'altra festa molto importante a Buonabitacolo,
che richiama gente da ogni parte del Vallo, è la festa in occasione del
trasferimento della Madonna dal Monte Carmelo alla chiesa del paese. La statua
della Madonna resta nel paese per circa due mesi, fino a settembre, quando dopo
una messa solenne, viene riaccompagnata sul Monte Carmelo, dove resterà fino
all'anno successivo. Anche durante questa festa si fanno i girii che le donne
più devote portano sul Monte Carmelo a piedi nudi, in segno di penitenza.
Passatempi e giochi
La vita contadina di un tempo relegava i giochi nei giorni di festa o
nelle occasioni in cui la comunità si riuniva (vendemmia, mietitura, ecc.). I
giochi più ricorrenti fra gli uomini erano: il tiro alla fune e l'albero della
cuccagna. Quest'ultimo consisteva in un grosso e lungo palo tinto col grasso di
maiale alla cui sommità venivano appesi salami, formaggi, ecc. Vinceva chi
riusciva a salire in cima e ad afferrare qualcosa. Per le donne più che di
giochi bisogna parlare di passatempi utili: il ricamo, il lavoro a maglia, ecc.
Una domanda al parroco
<<Le tradizioni riferite alle feste religiose hanno avuto
dei cambiamenti rispetto al passato?>>
I cambiamenti ci sono stati, senz'altro dovuti ai diversi modi di vivere
e alle mutate possibilità. Anticamente il fatto religioso era più centrale,
invece oggi, per le molteplici occasioni di evadere, la partecipazione dei
cristiani è diversa. Quindi, questo processo di secolarizzaZione ha portato
cambiamenti anche per quanto riguarda le feste religiose. Fino agli anni '50,
in paese di mattina, prima dell'alba si faceva la novena di Natale e la chiesa
era colma di partecipanti; le funzioni terminavano quando ancora non era
giorno. La civiltà di allora, era assolutamente una civiltà contadina,
accettava un tale sacrificio che, in realtà finiva per essere una gradita
occasione di qualcosa di diverso dalla vita statica di ogni giorno. La stessa
cosa si verificava per tutte le altre festività religiose, durante le quali
ogni piccola usanza tradizionale finiva per essere occasione di gioia . Una
tradizione che è andata perduta e che è stata fortemente sentita per secoli era
la deposizione di un crocifisso a terra "Giovedì Santo"; tutto il
popolo, nella giornata del Venerdì e del Sabato Santo, passava in Chiesa per il
bacio e l'adorazione del crocifisso. Altra tradizione che è andata perduta era
il turno delle "quaranta ore". Oggi si fanno solo i quattro giorni
finali, invece anticamente , c'era un turno che passava da una chiesa
all'altra. L'attuale Oratorio era una chiesa chiamata "Chiesa
dell'Angelo", ove vi era una congregazione di cittadini buonabitacolesi i
quali, fra l'altro , avevano come scopo la quaranta ore e l'adorazione del
Sacramento.
La processione del Corpus Domini, che ora si fa solo nel giorno della
festa, fino ad una ventina di anni fa si svolgeva in tre giorni diversi
coinvolgendo ogni volta una contrada con la rispettiva chiesa. Le feste
patronali, del Carmine e di Sant'Elia, prima erano divise: il 16 luglio si
svolgeva quella della Madonna del Carmine e il 20 quella del patrono
Sant'Ellia; poi per ridurre le spese furono unificate. Per quanto riguarda la
festa e l'adorazione di San Donato, c'è da notare che, in contrada chiamata
ancora San Donato di Sanza e propriamente nei pressi dell'abitazione di
Francesco Guerra ove ancora si notano dei ruderi, vi era una cappella che
andava in rovina . Si dice che un devoto di Buonabitacolo abbia chiesto al proprietario
del terreno dove sorgeva la cappella di poter trasferire la statua al proprio
paese, poiché i buonabitacolesi volevano edificare una cappella al Santo e che
detto proprietario abbia preso in compenso uno stoppello di fagioli. Di qui
l'antico detto: "I sanzesi vendettero San Donato per uno stoppello di
fagioli".
L'ago e la spilla
Pare fosse assolutamente vietato regalare un ago o una spilla; se ciò
avveniva sembra che, fra le persone coinvolte nel gesto, subentrassero forti
discordie. Se poi questi oggetti venivano chiesti in prestito, a scanso di
equivoci, bisognava pungere con l'ago o la spilla il dito della richiedente. In
questo modo si esauriva la carica negativa presente in questi oggetti
apparentemente innocui.
Il coltello e l'olio
Quando veniva regalato un coltello oppure dell'olio, bisognava
simbolicamente pagano con una cifra irrisoria.
Il taglio delle unghie
Tagliare la prima volta le unghie di un neonato era, in passato, una
occasione particolare. Si sceglieva infatti una persona, che quasi certamente
avrebbe poi battezzato il bambino, la quale metteva in mano al neonato dei
soldi o degli oggetti in oro, in segno di ricchezza. Quindi, la persona
prescelta poteva delicatamente portare a termine, il suo compito.
Il ceppo
Anticamente, quando un ragazzo era interessato ad una signorina, andava
a mettere davanti alla porta della donna un ceppo. Se il ceppo restava fuori
della casa, voleva dire che la famiglia della ragazza rifiutava la proposta; se
invece veniva portato in casa, allora il ragazzo poteva entrare a dichiararsi.
Il sesso del nascituro
Anticamente, per prevedere il sesso del nascituro, si usava aprire un
frutto chiamato "la caddoccela" ( frutto che si trova sulla quercia
ancora giovane); se da questo usciva una formica la donna avrebbe partorito una
femmina se usciva un ragno la donna avrebbe partorito un maschio.
"Le superstizioni"
Ciò che ora esporremo non è che un saggio delle superstizioni che fino a
qualche decennio fa esistevano nel nostro paese e, benché l’uomo sia arrivato
sulla luna, la scienza abbia fatto progressi da giganti, la chirurgia abbia
raggiunto un livello molto elevato, a dispetto di tutto ciò, ancora ne esistono
alcune. Quelle però che riferiremo sono poche, poiché per raccoglierle tutte
occorrerebbe troppo spazio e tempo.
Per guarire dalle emorroidi bisogna portare in tasca i tuberi dei
ciclamini che si trovano nei boschi.
Il vermifugo più efficace è la corteccia di melograno con la quale si fa
un decotto, unico ad eliminare i vermi e la tenia.
Contro il mal di pancia si usa l’acqua amara.
Trovare un ferro di cavallo porta fortuna.
Alla vista di un prete bisogna fare gli scongiuri.
Fino a qualche tempo fa vi erano "medici empirici" guaritori
di alcune malattie:
Contro le slogature dei polsi e delle caviglie si fa una fasciatura con
la tela imbevuta con un impiastro composto da chiara d’uovo, crusca e aceto.
Per guarire i dolori di reni bisogna stendersi a terra e farsi passare
sui reni per ben tre volte una donna che abbia partorito gemelli.
"Credenze e superstizioni popolari"
SE LA CIVETTA PIANGE
La civetta ha due modi di cantare, uno per ridere e uno per piangere.
Quando piange porta sicuramente tremende disgrazie e bisogna scacciarla
immediatamente. Per scacciarla basta gridare: " Sora checca, portate la
paletta pè scottà er culo alla civetta". Non appena la civetta sente
quest'antifona scappa.
CONTRO LE STREGHE
Ci sono volte in cui non si può fare a meno di nominare le streghe, ma
così facendo si corre il rischio che compaiano davvero. Ci sono due modi per
non farle apparire, uno è tenere le gambe incrociate, perchè le streghe hanno
paura della croce. L'altro è dire "oggi è sabato a casa mia" perchè
le streghe il sabato stanno radunate sotto il noce di Benevento e non possono
andarsene in giro.
PER VEDERE LE STREGHE
La notte che precede la festa di San Giovanni, le streghe vanno in giro
a fare sortilegi. Per poterle vedere bisogna mettersi ai crocicchi appoggiando
il mento ad una forca.
IL SALE ROVESCIATO
Rovesciare il sale sul tavolo non porta soltanto disgrazie a scadenza
immediata, ma chi lo rovescia, dopo morto sarà condannato per 7 anni, in
purgatorio, a raccoglierlo con le ciglia. Granello per granello.
IL BUON GIORNO SI VEDE DAL MATTINO
Quando un bambino nel succhiare il latte, morde il capezzolo della
madre, è un pessimo segno, preannuncia che quando sarà grande sarà cattivo e
boia. Nerone infatti...perchè diventò un Nerone? Perchè..... "quanno
zinnava, nun faceva antro che mmozzicà er caporello a quela poveraccia de la
madre!"
LE CORNA DELLE LUMACHE
Le corna delle lumache, a Roma, sono simbolo di discordia. Per riportare
tra amici e parenti la pace e l'armonia (se queste sono state turbate)... per
eliminare i vecchi rancori... e rafforzare la solidarietà familiare non c'è
niente di meglio che mangiare un bel piatto di lumache in compagnia! Lo si fa
la notte del 23 Giugno, vigilia di San Giovanni, nell'omonimo quartiere
(S.Giovanni...appunto ^^) dove fino a tarda notte le osterie distribuiscono
enormi quantità di lumache alla folla.
PER NON FARE ENTRARE LE STREGHE
Mettere fuori dall'uscio la scopa e la saliera: le streghe non possono
entrare se prima di mezzanotte non hanno contato tutti i fili della scopa e
tutti i grani del sale. Ed è difficile che ci riescano, perchè quando sbagliano
devono ricominciare daccapo.
ATTENZIONE AL CREDO
Mentre si battezza un neonato, il padrino o la madrina devono stare bene
attenti a non sbagliare nel recitare il Credo : basta un errore perchè la
povera creatura sia tormentata per tutta la vita dalle streghe.
I NUMERI DEL LOTTO
Per aver numeri sicuri da giocare al lotto, bisogna per tre notti
pregare San Pantaleone, standosene però chiusi soli soli in camera da letto. La
terza notte, si preparino sul cassettone o sul comodino carta e penna: allo
scoccare delle dodici il Santo verrà in persona a dare i numeri, che poi
bisognerà cercare per tutta la casa e negli angoli più nascosti, perchè lui si
diverte a nasconderli. Si sappia inoltre che il Santo passerà non dalla porta
ma dalla finestra, perchè è un omone grande come un secondo piano di casa e grosso
in proporzione; tanto grande e grosso, anzi, che una volta una donna, dopo
averlo pregato, nel vederlo morì dalla paura. Dopo, suo marito, trovò nascosto
dietro la tinozza del bucato, un biglietto con tre numeri che puntualmente
giocò e puntualmente uscirono il sabato successivo.
PER ASSICURARE L'AVVENIRE DI UNA FEMMINUCCIA
Appena nata, darle una buona inzuccherata tra le gambette, così, quando
sarà grande, gli uomini le correranno dietro e troverà subito da sposarsi.
Tant'è vero che alle ragazze che si sposano presto e bene si dice per
proverbio: "Eh cche ciai messo er zucchero, ciai messo?"
PER SCOPRIRE L'AUTORE DI UNA FATTURA
Chi è vittima di una fattura, per scoprire a chi deve i suoi guai prenda
tutti i propri panni e li getti in un calderone d'acqua, che metterà sul fuoco;
quando l'acqua bollirà, il fattucchiere o fattucchiera che sia si presenterà
sulla porta di casa.
L'ACQUA DE ZZOMPI DE RANOCCHIE
E' un rimedio efficacissimo contro il malocchio, altrimenti detto
"occhiaticcio". Per prepararla occorrono 12 ranocchie vive, che vanno
messe in una marmitta di ferro battuto ben sigillata e ivi lessate in tre
mestoli di acqua di pozzo. Cotte che siano, si passa l'acqua al setaccio, e
quando è fredda ci si lavano gli occhi.
IL GIORNO DELLA TARTARUGA
Quando nasce il primogenito si usa fare un salasso alla tartaruga che si
tiene in casa apposta per questo.
ELISIR D'AMORE
"Pè ffà ddiventà innamorata morta de voi una persona: procurateve
un pò de piscio de stà persona, poi mettetelo drent'una piluccia, con un sordo
de cchiodi e uno de spille. Mettete 'sta piluccia sur foco, e quanno piscio,
spille e cchiodi hanno bbullito bbene bbene, annate a casa de quela persona che
vvolete che s'innamori de voi, e ssenza favve accorgé sversateje tutta quella
pila o in cantina o in soffitta o in d'un antro sito anniscosto de la casa.
Doppo pochi ggiorni, vedrete che smania d'amore che je pija!"