Personaggi
San Sebastiano
LA VITA DI SAN
SEBASTIANO - Venerato a Visciano
Sebastiano era ancora molto giovane quando rimase orfano di
padre, e sua madre subito dopo si trasferì da Narbona a Milano, sua città
d’origine. Lì crebbe forte e vigoroso, con grande bontà d’animo e una fede
ardente;
ma si rese presto conto che a Milano non avrebbe mai potuto difendere i cristiani, perché non sarebbe mai arrivata la vera persecuzione.Così decise di partire per Roma, dove i cristiani venivano perseguitati e massacrati per ordine dell’imperatore Diocleziano. Qui divenne soldato e si guadagnò presto la fiducia e la simpatia dei commilitoni e dell’imperatore stesso, che lo nominò tribuno, primo ufficiale superiore della guardia imperiale Da militare diffondeva il cristianesimo e confortava i cristiani nelle carceri, li incoraggiava a non abbandonare la fede e li preparava a morire da credenti. Denunziato come cristiano da un vile cortigiano, tale “Torquato”, che accecato dall’oro lo tradì, il valoroso Sebastiano non ebbe paura dell’accusa e si presentò davanti all’imperatore che, sorpreso e meravigliato, tentò di indurlo ad adorare gli idoli pagani. Egli rispose che mai avrebbe rinnegato la sua fede in Gesù Cristo e l’imperatore, vista la sua perseveranza, lo condannò a morte.Sebastiano, come un vile malfattore, fu portato sul colle Palatino e, spogliato delle sue vesti di soldato, fu legato ad un albero e fu bersagliato da numerose frecce. Quando gli arcieri lo credettero morto, tagliarono le corde e lasciarono Sebastiano a terra in una pozza di sangue. A notte fonda gli si avvicinò la pietosa Irene, vedova del martire Castulo, per dare sepoltura a quel corpo martoriato, ma si accorse che Sebastiano respirava ancora. Constatato che le frecce non avevano intaccato gli organi vitali, lo curò amorevolmente, ma la grande perdita di sangue richiese molti giorni per far sì che Sebastiano si potesse rimettere. L’eroico martire, sempre desideroso di confessare la sua fede, appena le ferite si risanarono miracolosamente, si rialzò e se ne andò al tempio di Eliogabalo, sapendo che da lì doveva passare l’imperatore. Quando arrivò Diocleziano, Sebastiano iniziò a gridargli di pentirsi e di chiedere perdono a Dio per i tanti massacri commessi. L’imperatore riconobbe la voce di Sebastiano e prima ebbe un attimo di paura a vederlo perché lo credeva morto, poi ordinò che fosse trascinato e ucciso. Era precisamente il 20 Gennaio quando Sebastiano fu ucciso a colpi di mazza e fu per la seconda volta martirizzato. Affinché il corpo del martire non fosse trovato dai cristiani, fu gettato in una cloaca, ma il corpo rimase appeso ad una sporgenza, e Dio nel sogno indicò alla devota Lucina il luogo dove si trovava il corpo. Così, sempre di notte, i cristiani andarono a prendere il corpo e gli diedero sepoltura sulla via Appia, dove ora sorge una meravigliosa basilica in onore del Santo Bimartire.
ma si rese presto conto che a Milano non avrebbe mai potuto difendere i cristiani, perché non sarebbe mai arrivata la vera persecuzione.Così decise di partire per Roma, dove i cristiani venivano perseguitati e massacrati per ordine dell’imperatore Diocleziano. Qui divenne soldato e si guadagnò presto la fiducia e la simpatia dei commilitoni e dell’imperatore stesso, che lo nominò tribuno, primo ufficiale superiore della guardia imperiale Da militare diffondeva il cristianesimo e confortava i cristiani nelle carceri, li incoraggiava a non abbandonare la fede e li preparava a morire da credenti. Denunziato come cristiano da un vile cortigiano, tale “Torquato”, che accecato dall’oro lo tradì, il valoroso Sebastiano non ebbe paura dell’accusa e si presentò davanti all’imperatore che, sorpreso e meravigliato, tentò di indurlo ad adorare gli idoli pagani. Egli rispose che mai avrebbe rinnegato la sua fede in Gesù Cristo e l’imperatore, vista la sua perseveranza, lo condannò a morte.Sebastiano, come un vile malfattore, fu portato sul colle Palatino e, spogliato delle sue vesti di soldato, fu legato ad un albero e fu bersagliato da numerose frecce. Quando gli arcieri lo credettero morto, tagliarono le corde e lasciarono Sebastiano a terra in una pozza di sangue. A notte fonda gli si avvicinò la pietosa Irene, vedova del martire Castulo, per dare sepoltura a quel corpo martoriato, ma si accorse che Sebastiano respirava ancora. Constatato che le frecce non avevano intaccato gli organi vitali, lo curò amorevolmente, ma la grande perdita di sangue richiese molti giorni per far sì che Sebastiano si potesse rimettere. L’eroico martire, sempre desideroso di confessare la sua fede, appena le ferite si risanarono miracolosamente, si rialzò e se ne andò al tempio di Eliogabalo, sapendo che da lì doveva passare l’imperatore. Quando arrivò Diocleziano, Sebastiano iniziò a gridargli di pentirsi e di chiedere perdono a Dio per i tanti massacri commessi. L’imperatore riconobbe la voce di Sebastiano e prima ebbe un attimo di paura a vederlo perché lo credeva morto, poi ordinò che fosse trascinato e ucciso. Era precisamente il 20 Gennaio quando Sebastiano fu ucciso a colpi di mazza e fu per la seconda volta martirizzato. Affinché il corpo del martire non fosse trovato dai cristiani, fu gettato in una cloaca, ma il corpo rimase appeso ad una sporgenza, e Dio nel sogno indicò alla devota Lucina il luogo dove si trovava il corpo. Così, sempre di notte, i cristiani andarono a prendere il corpo e gli diedero sepoltura sulla via Appia, dove ora sorge una meravigliosa basilica in onore del Santo Bimartire.